Quella di Giulia è forse la “fotografia più rappresentativa” che si poteva scattare all’implosione del centrodestra a Fiumicino. Metaforicamente parlando, s’intende. Perchè a Giulia, la macchinetta fotografica gliel’hanno rotta e messa fuori uso, impedendole di testimoniare visivamente “l’accaloramento” che incendiava, ieri pomeriggio, il comitato elettorale di Gonnelli dopo la bruciante sconfitta.
Per fortuna, specialmente ai giornalisti, non servono necessariamente hardware per raccontare ciò che accade intorno a loro. Possono bastare una penna e le parole. Quelle che mai nessuno potrà toglierci, almeno fino a quando ci riterremo persone libere. Nei fatti, nei pensieri e nelle azioni.
E allora eccola, la foto scattata da Giulia. Sta tutta dentro un post. Un’immagine fatta di parole che arrivano dritte al cuore. Di chi quella scena raccapricciante di violenza e totale mancanza di rispetto non l’ha vissuta personalmente, ma che ne sente addosso tutta la gravità e la pesantezza.
Sull’onda della crescente rabbia provocata dalla vittoria di Montino, è toccato a lei, ieri, prendersi insulti, spintoni e sbeffeggiamenti. Una giovane giornalista alle prese con il racconto di uno dei momenti più alti della democrazia, pensate. Intenta solo a fare il proprio dovere di cronista, raccontare le elezioni, raccogliere dati e magari il commento dei principali protagonisti.
Invece no. Giulia Capozzi ha potuto raccattare solo i cocci della sua macchinetta fotografica e qualche strattone. Ma senza abbassare la testa, perchè lei, caparbia e forte del diritto/dovere di cronaca, quelle risposte le voleva e ha continuato a cercarle, tra gli insulti, le minacce e pure una manata in faccia, scivolata via dalle mani di “una graziosa donzella”.
Un episodio da condannare, ma che, ancora una volta, lascia l’amarezza di un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti della persona, della giornalista e della giovane donna. Dell’insofferenza, di alcuni, verso le regole della democrazia; che a volte si vince e a volte si perde.
Un episodio che Giulia ricorderà e di cui, sono certa, farà grande tesoro. Ma senza paura, perchè nessuno mai potrà rompere le parole, le emozioni e il coraggio di un giornalista “armato” di bruciante passione.
…ma le parole non si rompono
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hai ragione ma Giulia Capozzi dimentica chi ha aiutato il padre e fratelli ad aprire i chioschi sulle spiagge di fiumicino e focene.
Cara Maria, mi spiace che questo pensiero venga proprio da una donna. Forse dobbiamo essere prorpio noi donne a rispettarci un po’ di più. Perchè il rispetto per le persone, per le donne, per la loro professione non sono in vendita.