Si è conclusa domenica una tre giorni interamente dedicata alla cultura del digitale e allo sviluppo di un’imprenditorialità individuale e collettiva, propria del “movimento maker”.
L’edizione europea Maker Faire Rome ha messo insieme tecnologia e divertimento in un unico grande evento di contaminazione digitale, un vero e proprio santuario per l’internet delle cose.
Una fucina di idee per piccoli e grandi inventori, tra ingegneri, ricercatori universitari, studenti, artisti e artigiani alle prese con l’utilizzo della tecnologia per risolvere piccoli e grandi problemi quotidiani. Una larga comunità internazionale che identifica ‘i makers’ di oggi come un crescente movimento culturale dalle enormi potenzialità, sia sul piano dello sviluppo economico che sociale.A farla da padrona la terza dimensione. La stampa 3D applicata in ambito biomedicale e sanitario, così come nella la modellistica e oggettistica da design o per la realizzazione di piccole e grandi strutture, addirittura interi villaggi grazie ad un algoritmo generativo di spazi abitativi personalizzabili e con l’ausilio di stampanti giganti.
Tra le tante e diverse applicazioni della realtà aumentata ed immersiva, anche idee originali e prototipi pensati per le persone diversamente abili. Dalla biciletta per i non vedenti da utilizzare su percorsi guidati e protetti, a “Fable”. Progettata in ambito di una iniziativa no-profit, “open source” e lowcost, “Fable” è il progetto di una protesi elettromeccanica capace di determinare il preciso movimento delle dita e destinata a coloro che hanno subito l’amputazione di una mano.
Ma il campo della tecnologia non lascia indietro neanche il food. L’agricoltura 2.0 si farà in casa, attraverso sistemi di accrescimento controllato per la crescita dei vegetali in un micro-sistema incontaminato e protetto.
Elettronica, robotica e… droni. Aerei o subacquei, quelli esposti alla fiera hanno dimostrato specifiche abilità nel monitoraggio e controllo del territorio, impiegati nell’ispezione di reti elettriche, condutture e oleodotti o, più in profondità, nell’esplorazione del mondo sommerso. Con “SunRise”, progetto di ricerca guidato dall’Università di Roma “La Sapienza”, l’internet delle cose si immerge negli abissi per lo sviluppo di numerose applicazioni tra cui, principalmente, attività di monitoraggio e prevenzione dai rischi ambientali.
Al Maker Faire non è mancata infine l’attenzione per l’ecologia applicata: se il solare e fotovoltaico diventano complementi di arredo urbano che generano energia pulita, l’agricoltura diventa 2.0, con sistemi di accrescimento controllato per la crescita dei vegetali in casa, in un micro-sistema incontaminato e protetto.
Con lo sguardo sempre rivolto al futuro, l’appuntamento con i vecchi e nuovi makers è al prossimo anno.